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La città come labirinto, intreccio senza ordine, senza centro, senza regole; le nuove forme dell'urbano senza struttura, senza disegno: è questa la Babele rappresentata da Rosario Pavia, luogo del disordine, della confusione, della dispersione delle lingue, dei significati, delle centralità, delle parti. Ma Babele non è solo condanna. È anche riscatto e progetto, sfida e impegno nel decifrare e interpretare il caos, è il progetto quaroniano di dare senso all'espansione urbana, di tentare di delineare un'idea di città, di individuare, nella discontinuità, una struttura di discorso e di forma. Il mito di Babele diventa così strumento per esplorare la condizione della città contemporanea nella sua forma diffusa.