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"Zeno è un nome che dice poco, anzi, basta cambiare una lettera e si rivela uno Zero". Con questa frase Zeno Brezza descrive se stesso, o meglio, così lo rappresentano gli altri, quelli che non sopportano il diverso, lui, l'uomo segnato dalla deformità. Scoprirà attraverso il dolore di possedere un potere che va oltre ogni immaginazione: è in grado di traghettare all'inferno chi se l'è meritato. Un'esperienza temporanea dell'abisso, privo di demoni, e colmo di sofferenze estreme. L'inferno non è condanna ma positivo segno di redenzione e muta l'animo di Zeno: non più traghettatore, ma difensore del condannato. La definitiva catarsi di Zeno si realizza in un reparto oncologico, quando s'imbatte in una bambina. Qui avviene il miracolo finale: la rinuncia definitiva al male in ogni sua forma.