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La cultura teatrale produsse, tra il Cinquecento ed il Seicento, straordinarie "macchine" e, tra le più apprezzate dal pubblico, c'erano quelle ideate per portare sulla scena elementi naturali di dimensioni sconfinate, come il mare, il cielo o le più alte vette montagnose. Lo stupore, il senso del "meraviglioso" che all'epoca generarono nello spettatore qualcosa che non fu più possibile riprodurre, ma i sofisticati o elementari "ingegni" che avevano riempito i palcoscenici in età rinascimentale e barocca non smisero, da allora, di occupare, con maggiore o minore intensità, le scene teatrali, fino ai nostri giorni. Questo studio, oscillante tra la tradizione e la viva attualità di alcune specifiche forme rappresentative, si può considerare una piccola conferma di come l'arte teatrale sappia in sé custodire tutta la propria storia, con i propri strumenti ed i propri linguaggi poetici, continuamente rinnovandoli e spingendoli verso una futura vita scenica.