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«Non essere mai nati è la fortuna che supera ogni altra. Ma se l'uomo viene alla luce, ritornare presto là da dove è venuto, è la migliore sorte che ti rimane». Nell'Edipo a Colono, Sofocle ci consegna uno degli adagi più noti della sapienza greca. Una sapienza tragica, come aveva ben colto Nietzsche nella Nascita della tragedia dallo spirito della musica. Apollineo e dionisiaco, luce e tenebre, l'esistenza umana è un pendolo sospeso tra la non esistenza pre-vita la non esistenza post-mortem. Tuttavia, pensare che vi sia una simmetria tra il non venire al mondo e l'essere annichiliti dalla morte è un'illusione. David Benatar, fratello d'elezione dall'Induismo a Jean Paul Sartre, da Edward von Hartmann a Samuel Beckett, da Peter Wessel Zapffe a Arthur Shopenhauer e Thomas Ligotti. Di Schopenhauer, Leopardi e Cioran, è il catalizzatore del Rejectionism, un modus philosophandi per il quale, direttamente o indiret «Non essere mai nati è la fortuna che supera ogni altra.