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Un'intuizione - o piuttosto un'illuminazione di matrice quasi soprannaturale - in quei giorni d'estate piena ispira l'autrice a lasciarsi trascinare dai ricordi della propria infanzia. Sono le memorie legate a una nutrita comunità di figli dei fiori stabilitisi in una impervia vallata di campagna già da vent'anni, e la spingono ad addentrarsi in una specie di missione; un'entusiasmante indagine antropologica condotta col fine di riscoprire un importantissimo pezzo di passato dai risvolti internazionali, reo di essersi spinto tanto lontano da arrivare persino a smuovere il tessuto sociale infinitamente tradizionalistico di Piazza Armerina: tranquilla cittadina del centro Sicilia, nota per il suo meraviglioso e secolare connubio tra arte, natura, e cosmopolitismo. Nasce così un diario di vissuti autentici - una riunione emblematica di sette conversazioni molto più simili a novelle, nonché esempio di narrativa non-fiction - che si propone di ricostruire la storia della comune Free Land inserendola nella grande cornice del movimento hippie, alla luce dei racconti di alcune tra le migliaia di persone che furono le dirette testimoni