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Quest'opuscolo si occupa di un periodo abbastanza trascurato dalla storiografia valdese: il Settecento. Su cento monografie del 17 febbraio pubblicate dal 1922 al 2022 solo tre si sono occupate di temi in qualche modo riconducibili al Settecento (due dedicate a vicende militari e una alla rivoluzione francese). Evidentemente il Settecendo non gode di buona stampa, né di buona fama fra i Valdesi. Per la storiografia valdese tradizionale, infatti, il Settecento riveste scarso interesse in quanto privo di un grande evento come l'adesione alla Riforma nel 1532, e privo di quegli episodi eroici di repressione e di resistenza (le "Pasque Piemontesi" del 1655, la guerriglia degli anni successivi, la cacciata del 1686 e il "Glorioso Rimpatrio" del 1689) che avevano caratterizzato il secolo precedente. Secolo, dunque, privo di pathos - salvo qualche episodio bellico (la battaglia dell'Assietta, la difesa di Cuneo) che vede i Valdesi protagonisti come combattenti nell'armata piemontese - e quindi condannato ad essere ricordato come secolo di declino della fede e di corruzione dei costumi, semmai percorso da quelle idee razionalistiche di matrice illuministica che poco avevano a che fare con la forte fede del Padri. La storia valdese, almeno nelle sue versioni più divulgative, sembra così interrompersi o quantomeno appannarsi con l'inizio del Settecento, per riprendere (ma di fatto concludersi) solo alla metà del secolo successivo con l'Emancipazione del 1848. Vogliamo qui contribuire a rivedere quest'immagine negativa e a riempire un vuoto raccogliendo il frutto di ricerche recenti che ci mostrano come, in realtà, nel Settecento il mondo valdese manifesti profonde trasformazioni che lo fanno a poco a poco uscire dalla dimensione del "ghetto alpino" per proiettarlo nell'Europa dei Lumi.