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Sin dall'antichità i fanciulli venivano battezzati per proteggerli dalla dannazione eterna. Nel corso della Riforma alcuni teologi radicali ruppero anche con questa tradizione, per riservare il battesimo alla decisione del cristiano consapevole. Thomas Kaufmann illustra in maniera concisa la storia degli anabattisti dagli inizi, attraverso il regno di Münster e pacifiche comunità come gli hutteriti o i mennoniti, fino ai battisti: questi ultimi si diffusero presto soprattutto nell'America del Nord e oggi costituiscono una delle maggiori confessioni cristiane del mondo. La sua chiara panoramica evidenzia che la protesta radicale degli anabattisti contro le tradizioni ecclesiastiche mantiene sino a oggi il proprio potenziale critico. «Gli anabattisti, nella grande maggioranza delle loro espressioni, costituirono figure sociali alternative del cristianesimo - un tempo definite peggiorativamente "sette" - che vennero combattute dalle autorità politiche e dai rappresentanti delle chiese di tutte e tre le confessioni, luterana, riformata e cattolica romana. Diversamente dalle chiese confessionali, il cristianesimo degli anabattisti era maggiormente caratterizzato dalle scelte volontarie di singoli religiosamente consapevoli, che cercavano di prendere nelle proprie mani la pratica cristiana. [...] L'anabattismo rappresentò un momento particolarmente dinamico dell'epoca di pluralizzazione del cristianesimo latino, iniziata con la Riforma e che si protrae fino ai giorni nostri» (Thomas Kaufmann).