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Da una prospettiva imprenditoriale, quella che chiamiamo oggi «crisi globale» è un ciclo pluridecennale particolarmente accidentato, all'incrocio tra il crack della finanza del 2008, che ha messo a nudo i limiti del capitalismo così come lo conosciamo, la Quarta rivoluzione industriale, che ha accelerato digitalmente la discontinuità culturale e generazionale, la globalizzazione delle filiere, che ci ha messo in rete con una pluralità di culture, e la pandemia COVID-19, che ha generato una discontinuità cognitiva nella nostra capacità di comprendere il contesto e prevederne l'evoluzione. Ecco che in queste condizioni la parola d'ordine della continuità diventa «insieme», una rete di intelligenze al lavoro intorno allo stesso obiettivo, per superare i confini dell'individuo imprenditore, che rischia di cadere nelle trappole dell'autoreferenzialità, prima, e della paura, poi. Nella misura in cui sapremo rileggere il contributo economico-sociale dell'impresa alla luce della prospettiva fiduciaria che caratterizza tutte le relazioni umane, potremo aggregare tutte le intelligenze intercettabili nel perimetro degli stakeholders, aprendoci a modelli partecipativi che ci aiutino a progettare la trasmissione dell'impresa e del suo valore nel tempo, portando nel mirino delle opzioni - troppo spesso limitate al solo passaggio generazionale «di padre in figlio» - anche le numerose varianti che l'apertura di management, governance e capitale hanno da offrirci. In contesti dove il cambiamento è la regola e dove costantemente a rischio è la continuità del sistema (organizzazione, impresa, società), l'unica possibile risposta è quella di scrivere una nuova narrazione, intergenerazionale, insieme. Con le testimonianze di Michela Conterno, Claudia Mona, Paolo Pavan e Gaetano e Giulio Lanfranchi. Prefazione di Tommaso Nannicini; postfazione di Luciano Pero.