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Per anni è stato la principale destinazione d'investimento per famiglie e operatori finanziari, il bene rifugio per eccellenza dei risparmiatori italiani. Negli ultimi quindici anni ha avuto uno dei migliori profili di rischio-rendimento al mondo. Ma la stagione d'oro del BTp sta finendo per sempre. Già nel 2010 gli investitori avevano improvvisamente scoperto che i titoli di Stato potevano nascondere un rischio. Cinque anni più tardi ne stanno sperimentando una debolezza ancora meno scusabile: rendono sempre meno. A meno di una clamorosa rottura dell'euro e dell'Eurozona, nei prossimi cinque anni difficilmente i titoli di Stato decennali renderanno più del 2 per cento. Molte sono le cause. Una stagione di bassa crescita economica e bassa inflazione in Europa schiaccia al minimo i rendimenti dei titoli. Ma "la morte del BTp" è soprattutto il frutto del processo di integrazione finanziaria in Europa, che ha avuto due tappe fondamentali nella nascita dell'euro e nell'avvio dell'Unione bancaria: il modello di vigilanza sovranazionale che nel novembre 2014 ha trasferito i maggiori gruppi bancari europei sotto il controllo diretto della Banca centrale europea. L'imponente piano di acquisto di titoli pubblici (il "quantitative easing") annunciato nel gennaio del 2015 dalla Bce di Mario Draghi è la conseguenza di quelle scelte. E contribuirà ancora di più ad appiattire i rendimenti dei titoli pubblici...