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C'è un luogo oltre il quale la fisica non si spinge, chiamato l'orizzonte degli eventi, una regione dello spazio-tempo oltre la quale non è possibile registrare fenomeni. Un confine ideale al bordo di un buco nero caratterizzato dal fatto che qualunque cosa lo oltrepassi, attratta dal campo gravitazionale, non sarà più in grado di tornare indietro. E ogni ipotesi di esplorazione si ferma: la scienza non è andata oltre. I ricercatori spirituali sì. Quando l'oceano si dissolve nella goccia parla proprio di questa possibile esplorazione verso e oltre un confine ideale: un tragitto di consapevolezza all'interno del quale è possibile registrare i fenomeni, valutare le loro implicazioni, e riportarne all'esterno gli effetti. Eppure c'è un punto di non ritorno anche nel percorso spirituale, una soglia oltrepassata la quale non si è mai più come prima, e non si può più tornare indietro. Non si può mettere a morte il proprio sé risvegliato. Sri Ramana Maharshi lo dice bene: se il secchio (l'ego) si immerge nel pozzo (il Sé) ma la corda non è recisa, l'ego può tornare anche dopo anni di assenza. Ma nel sahaja, lo stato naturale, la corda è definitivamente recisa e non c'è più nessuna possibilità per l'ego di tornare. Avikal con questo volume ci racconta la calata in quel pozzo e come sia possibile tagliare quella corda.