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La poesia della Stevenson è intrisa di musica. I suoi testi cantano di farfalle, di bacche bianche, di telai sferraglianti e navi imponenti, di colline spazzate dal vento e inzuppate della pioggia del Pentland. Raccontano la spensieratezza dei bambini, la consapevolezza del diventare adulti, di amicizie durature, di piccoli gesti quotidiani, dell'inesorabile trascorrere del tempo. La Scozia, terra natia dell'autrice, con la sua natura talvolta benevola, talvolta selvaggia e oscura, luccicante d'incanto o avvolta da una foschia di mistero, diventa lo sfondo di tanti testi. In essi risuona in sottofondo il suono acuto e fiero delle cornamuse che si alterna alle note vivaci e commoventi del violino, a quelle eleganti del pianoforte, a gioiose danze popolari, a filastrocche di bambini, a lamenti e ninne nanne. Alcune poesie si estendono oltre la terra scozzese e raggiungono terre lontane tra i Pirenei o l'Egitto, fino a luoghi devastati dalle guerre, come la Bosnia, l'Iraq, la Siria.