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Daniil Charms affermava che "bisogna scrivere versi tali che a gettare una poesia contro la finestra il vetro si deve rompere". Può capitare, talune volte, che la finestra sia aperta, che i versi non incontrino nessuna resistenza e allora, la poesia, deve avere lo slancio per precipitare sul cadavere del poeta disteso sul marciapiede sottostante. Ogni poesia porta alla ricongiunzione, a un atto bulimico di gioia per le cose passate, morte. Il libro «Quanto silenzio, amore mio, per una parola vera» è questo: un senso di pace, una festa funebre, una carezza lasciata tra i monili di vecchie amanti. Soprattutto è la volontà di indagare il silenzio - quel silenzio devoto di chi tenta una rapina - mettendo in dubbio qualsiasi certezza. Nulla più delle cose certe ci allontana dalla verità. Una volta trovata, però, le parole tutte possono diventare il nostro inno. Questo lavoro dunque è per chi di fiato ne ha sprecato molto.