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Amelia lavora in un albergo. È una donna normale. Quasi normale. Pensa che la vita sia una questione di responsabilità e di onestà. Di questo parla con il suo psicologo. Coi toni leggeri e lirici che hanno contraddistinto il primo romanzo, l'autrice ci regala - con un umorismo nero, surreale, assolutista, che sembra rimandare a certi film francesi di Gondry o di Jeunet - un altro breve viaggio nella psiche umana. La protagonista ricorda l'omonima francese Amélie, interpretata da Audrey Tautou in un film di qualche anno fa, sia per l'incanto con cui entrambe vedono il mondo che per quella leggerezza dei gesti che le contraddistingue. C'è però una differenza tra le due: una è un'assassina, l'altra no.