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Vediamo: "Rio" non è un romanzo, non è un testo teatrale. È un genere misto a cui manca un nome. Didascalie, note di regia, dialoghi e monologhi. Quattro personaggi, due giovani donne, due uomini, ma non fa differenza, "nessuno si accorge se l'acqua piange". Quattro storie tanto diverse, o forse no: J, il Ricordatore mai nato, Perla, la migrante figlia dell'acqua, Jamelia, l'africana albina, bambina delle premonizioni, Varud, il medico che gira il mondo per incontrare il suo passato, perché spazio e tempo sono la stessa cosa. Intorno a loro una città ostile, che esplode, un porto diviso da un muro che, costruito per la guerra, ora spartisce e ferma i migranti. Il muro non è altro che il "fastidio nel contatto", come lo chiama Richard Sennett.