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Maggio 2011, contro tutti i pronostici della vigilia della tornata elettorale, Luigi de Magistris trionfa nella corsa a sindaco di Napoli. Il suo ingresso a palazzo San Giacomo viene salutato con calore dopo gli anni grigi della lervolino. Con la nascita della prima giunta arancione - all'interno della quale spiccano i nomi del pm Giuseppe Narducci, dell'economista Riccardo Realfonzo e del sindaco antimafia di Melito, Bernardino Tuccillo - le premesse per l'attesa svolta ci sono tutte. Meno di un anno dopo la scena tende, però, a cambiare. Cambiare in peggio. Vanno via Narducci, Realfonzo e, qualche settimana dopo, anche il comandante dei vigili urbani, Luigi Sementa. Due anni e mezzo dopo all'appello mancano in dieci. Dieci su dodici. La rivoluzione, il promesso cambiamento, non c'è stato. L'ottimismo a tutti i costi di de Magistris non riesce a mascherare le contraddizioni che cominciano a manifestarsi proprio dall'interno del palazzo, che vanno a sovrapporsi agli atavici e mai risolti problemi della città; mentre prendono forma e sostanza le inchieste giudiziarie e i fallimenti annunciati.