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Il discorso escatologico, la possibilità di parlare di un tempo inteso come "tempo di attesa", sembra fondarsi in Kierkegaard su una vera e propria filosofia della storia. La domanda con cui si apre Briciole di filosofia - se sia lecito costruire una beatitudine eterna su un sapere storico, l'evento dell'Incarnazione, - presuppone infatti una meditazione sulla natura dello stesso sapere storico: una meditazione che investe necessariamente quella "nozione scomoda" che è il passato, che non è più e però continua ad agire come un'"assenza presente". Attraverso un'analisi ontologica del divenire, Kierkegaard individua nella non-necessità di ciò che è storico - la sua possibilità sempre attiva - il nucleo vitale del passato, ovvero il suo "senso vissuto". Ed è allo scopo di preservare questo senso vissuto che la storia sacra deve usare per il filosofo lo stile comunicativo del racconto poetico, nel quale l'"appropriazione", il "per te", è la categoria fondamentale: Mutato homine de te fabula narratur.