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Vittorio Viviani non conosceva l'inglese elisabettiano. Parlare quindi di traduzione è in realtà fuori luogo. Si tratta piuttosto di una personalissima reinterpretazione basata su preesistenti traduzioni più o meno letterali. È apparso quindi inappropriato introdurre una valutazione critica, lasciando al lettore che non fosse in grado di leggere il testo originale il piacere di scoprire una voce poetica nuova, ed a coloro che hanno la fortuna di poterlo fare, la curiosità di verificare come si possa trasfigurare un'emozione.