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Nella ritualità dei Greci di Sicilia i due volti di Demetra sono quelli dell'agricoltura e della legislazione e queste componenti sono intimamente connesse tra loro, grazie alla mediazione e alla promozione politica del culto da parte dei Dinomenidi. In realtà, già dall'età arcaica, specie nelle grandi celebrazioni dei più rappresentativi santuari sicelioti dedicati alla dea, come quello di Bitalemi, era presente anche l'aspetto misterico. È dall'età ellenistica, però, che il culto della dea comincia a prediligere questo messaggio, venendo ad assumere, così, i caratteri di una religiosità misteriosofica di natura quasi esclusivamente privata nella gestione e nella fruizione del culto. Il corpus epigraphicum qui presentato, prima raccolta organica e ragionata delle iscrizioni demetriache di Sicilia, se letto nella sua diacronia e nei messaggi che sottende, rivela che l'isola, a partire dal VI secolo a.C. e fino alla prima età imperiale, aveva a capo del proprio Pantheon la dea Demetra, la dea "veneranda" (II Inno Omerico), nelle forme di un culto greco con finalità agrarie e normative, ma anche forti connotazioni allegoriche di "rito di passaggio".