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Una famiglia siciliana, attraversata da quel male oscuro che sembra innervare la storia del mondo: il Potere. Personaggi che in un modo o nell'altro lo esercitano. In bilico tra un'aristocratica spregiudicatezza e il naturale conformismo richiesto dalla convivenza sociale, così come lo rappresenta la tradizione e la cultura popolare. Colti in un intreccio che si dipana attraverso rimandi continui tra passato e presente, parole dette e parole scritte, documenti, lettere, diari, e riflessioni atemporali. Su tutti incombe l'oscura mole e l'inquietante mistero di Villa Ermosa, luogo e metafora di un potere innominabile. Il racconto si apre con la morte di Rosa: una santa. La sola. Gli altri personaggi, uomini e donne, sono di questo mondo. Rosa a trentotto anni lascia sette figli e il marito Michele, la cui grandezza è data dall'originalità con cui interpreta un destino che non ha scelto, muovendosi - senza la hubris che accomuna i grandi della storia e i mediocri del racconto - lungo l'incerta linea di confine tra normalità e diversità, tra saggezza e follia.