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Il malinteso universale è un omaggio - con una buona dose d'ironia - al genio di Orson Welles, ma soprattutto, come scrive l'autore stesso, una riflessione «sul perché i suoi progetti migliori sono sempre stati interrotti o abbandonati». Ma è anche, come indica il curatore Alessandro Carrera, «un romanzo-puzzle al quale mancherà sempre un pezzo per essere completo, un romanzo-labirinto nel quale si può entrare ma non si può uscire, una meditazione post pirandelliana su personaggi che non hanno più un autore se mai l'hanno avuto, un libro nel quale sembra che non si parli d'altro che di libri che non si possono leggere (in particolare uno, Il dio del labirinto di Herbert Quain) e di film che non si possono vedere (in particolare È tutto vero di Orson Welles)».