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"E venne il sabato" è il momento culminante di una vicenda iniziata nel 1974 con "La luna nelle baracche" e proseguita nel 1979 con "El loco" con la quale l'autore ha voluto testimoniare la sua esperienza latinoamericana. Ma in esso si registra una svolta ulteriore rispetto alla narrativa precedente di Manzi. La quale comporta un passaggio netto dall'eroe individuale a quello collettivo. Non mancano certo personaggi che svolgono un ruolo decisivo nella presa di coscienza e nella lotta. Accanto a due sacerdoti, anche in questo caso, come nel precedente "El loco", troviamo in prima fila una donna, Naiso, che dal fondo del suo enigmatico silenzio, prodotto della violenza terribile che ha sofferto, è fermamente decisa nel far prendere coscienza agli abitanti del villaggio del loro stato di sfruttamento. Il vero protagonista, tuttavia, è la massa degli sfruttati, che si muove coralmente. La sua azione viene narrata con toni che assumono a volte l'andamento della fiaba. In questa scelta si riflette certamente l'esperienza del Manzi narratore per ragazzi, ma entra in gioco anche un fattore più squisitamente stilistico. Manzi, come molti scrittori latinoamericani (e non solo), si trova di fronte alla difficoltà di chi deve raccontare una situazione estrema, ai limiti dell'umano. C'è il rischio di cadere nella retorica o comunque nel semplice grido di protesta, che spesso risulta sterile sul piano artistico e anche su quello politico. Prefazione di Andrea Canevaro.