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Il primo maragià che dall'India arriva in viaggio in Europa è poco più di un adolescente, ancora prigioniero dei suoi sogni. La sua stessa vita svanirà come un sogno: di ritorno dall'Inghilterra, dove ha reso omaggio alla regina Vittoria, a Firenze inseguirà un altro sogno - la bellezza - ma qui morirà all'improvviso. Firenze, ancora per poco capitale, saprà vincere diffidenze e pregiudizi accordando al maragià un funerale indù. In un'incredibile notte l'Arno diventerà il Gange e là, nel luogo dove il corpo dello sfortunato giovane fu arso, oggi c'è la statua dell'Indiano: meta che, stagione dopo stagione, richiama l'autore a spremere il senso di una vita e a dare voce alla pietra. Ne viene fuori un singolare viaggio da fermo, un ponte di parole tra Oriente e Occidente. Tra poeti romantici, eccentrici studiosi ed esploratori dell'India, una riflessione su ciò che ci rende uguali e diversi e sulla bellezza della vita nella sua fragilità.