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Il Serenissimo borghese costituisce un episodio emblematico nella narrativa italiana degli ultimi anni. Sono centinaia, forse migliaia, i titoli ambientati a Venezia e toccano ambienti ed epoche molteplici: nessun romanzo, tuttavia, prima de Il serenissimo borghese aveva osato affrontare il tabù delle "ore maledette": i giorni della caduta della millenaria Repubblica di San Marco, occupata e umiliata da Napoleone Bonaparte. Un incantesimo è stato lanciato; un velo oscuro ha coperto quei momenti tanto che, dopo Ugo Foscolo e Ippolito Nievo, che ne parla ne Le memorie di un italiano, quasi nessuno aveva osato sollevare quel velario coperto di vergogna e imbarazzo. Alberto Frappa Raunceroy ha osato sfidare quella maledizione iconoclasta lanciata oltre due secoli fa e ha riportato a galla con coraggio anche la storia famigliare di Lodovico Manin, l'ultimo Doge, il "dannato" che fu accusato di ogni nefandezza e, soprattutto, di non avere difeso Venezia. Questo romanzo è una grande rievocazione storica, ma anche la riabilitazione umana e politica di uomo condannato dalla storia. Un romanzo peculiare, vincitore del secondo Premio per la Narrativa "Mario Soldati" nel 2012.