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Il cavalier Marras non è un cavaliere e neppure un investigatore. Fa solo finta di esserlo. La sua filosofia è la stessa da una vita: da quando era una promessa della box e poi indossando la divisa della polizia. Ora i suoi sessanta li ha raggiunti, con tutti i mali di una vita esagerata. Ma non se ne lamenta. Anzi, questi anni che gli avanzano, a parte il colesterolo e i piccoli problemi di cuore accresciuti dal sovrappeso, lo stanno portando a riflettere e a maneggiare meglio quei pochi neuroni che gli transitano in testa. Vive in una città non troppo grande e non troppo lontano dal mare, frequenta una "benemessa" di vedova che gli prepara certi manicaretti. Quindi, quando qualcuno comincia a spedire da altre parti che non sono su questa terra certi tizi molto strani, il cavaliere si sente in obbligo di indagare. Anche perché probabilmente tutto è da ricondurre alla figlia - anche lei benemessa di fisico ma guasta di testa - di un ex collega. E così, tra acquattamenti e agguati, tra interrogatori sui generis e zaffate improvvisate, si dipana una storia ricca di colpi di scena, humor e controsensi, il tutto condito dall'impareggiabile penna di un Rubattu in grande spolvero.