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A Milano, nell'afa che opprime la città nei giorni prima di Ferragosto, una turista francese si suicida in una camera d'albergo. Jean, il narratore-protagonista, la conosceva. Si chiamava Ingrid Teyrsen. L'aveva incontrata in un mattino di un'altra estate, vent'anni prima. E molto tempo dopo sarà sempre d'estate - estate che per Jean è una condizione dell'anima, più che una stagione - che il protagonista deciderà all'improvviso di lasciare la moglie e il lavoro e sistemarsi in incognito in un albergo parigino, trascinato dall'impulso irrefrenabile a indagare su Ingrid e sulla sua vita. Nel 1942, durante la guerra, Ingrid e il suo compagno Rigaud si erano rifugiati in Costa Azzurra per sfuggire alle persecuzioni antisemite, fingendosi una coppia in viaggio di nozze. Nell'atmosfera rarefatta ed elegante di Juan-Les-Pins, mescolandosi ai villeggianti, i due dissimulavano la loro angoscia segreta. Nel corso di un itinerario che lo porta a vagare per Parigi, dalle periferie nebbiose e solitarie alle colorate stradine del quartiere latino, Jean ricompone i frammenti di quelle vite spezzate, abbandonandosi a un malinconico tuffo nel passato e nella nostalgia. Una narrazione, delicata e struggente, immersa in uno stato d'animo in cui si fondono il vuoto e il rimorso, l'inesorabile scorrere del tempo e il perentorio richiamo della realtà.