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"Senza radici non si vola" è un concetto che non ha bisogno di essere spiegato. Perché ogni popolo, ogni comunità, grande o piccola che sia, esiste se si riconosce in una identità. E questa identità si costruisce nel tempo, attraversa vicende allegre e vicende tristi, periodi storici facili e periodi storici difficili. È un tempo fatto di tradizioni, laiche e religiose, che si tramandano e si modificano di generazione in generazione, per non dimenticare mai le proprie radici, che sono fatte di storie raccontate dai padri ai figli, dai vecchi ai giovani, e che una volta si tramandavano a voce, davanti al camino acceso. Ora la scrittura ha sostituito il racconto orale, ma non ha cancellato né il culto degli antenati, patrimonio di tutte le civiltà del pianeta, né la necessità di riscoprire di continuo la propria storia, una storia collettiva fatta di mille e mille e mille storie individuali. Una navicella senza rotta, dispersa nello spazio, non è libera: è in balìa. Così una Comunità senza radici, senza memoria, non è libera: è in balìa. In balìa di chi la vuole comandare, cancellare, distruggere.