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Ripercorrendo la storia delle forme pittoriche, dai dipinti rupestri alle opere contemporanee, Jean-Luc Nancy approfondisce la sua riflessione sul rapporto tra identità e alterità. Il filosofo si concentra in particolare sul ritratto, imitazione inevitabilmente infedele del reale, che diventa il simbolo della condizione ambigua della nostra esistenza. La tendenza del ritratto a giocare in modo equivoco sul binomio verità/finzione è andata sempre più radicalizzandosi, per giungere negli artisti contemporanei a una vera e propria dissoluzione del soggetto in una rappresentazione di sé dove l'identità assume le forme di un'alterità assoluta. Una volta ritratto, il soggetto perde la sua presunta autonomia e dipende interamente dall'immagine in cui appare. Questo complesso e peculiare intreccio di sé e di altro, sostiene Nancy, indica che la questione non è solamente estetica, ma deve essere considerata anche sotto il profilo etico e politico, perché riguarda il modo in cui ciascun individuo si relaziona alla comunità in cui è storicamente nato e cresciuto.