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Il lavoro radicale e utopistico di Joseph Beuys ha ispirato e continua a ispirare artisti, operatori culturali e pensatori di tutto il mondo, non solo in materia di pratica artistica, ma anche di pedagogia, ecologia e democrazia diretta. Visionario dalla personalità complessa, Beuys per anni ha coltivato instancabilmente attraverso opere e performance, docenza e attivismo, un suo ambizioso progetto per la trasformazione della società occidentale in un sistema pacifico, democratico e creativo. Questo libro è una lunga intervista nella quale Beuys dialoga con Volker Harlan, esponendo le motivazioni di fondo della sua "scultura sociale", ovvero del suo concetto allargato di arte: riflessioni illuminanti, in cui l'arte emerge all'interconnessione tra filosofia, spiritualità, economia e politica. Beuys si pone come l'architetto di un tipo di arte rivoluzionario, il cui linguaggio è basato su oggetti "poveri", su una rigorosa riduzione all'essenziale; un'arte che vuole essere una prassi collettiva capace di agire sul rapporto fra l'uomo e la natura.