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Un uomo assennato e coerente, capace di scorgere la complessità dell'animo umano e di comprendere come la vita di una comunità politica non possa che svolgersi grazie al compromesso, reso necessario dalla innata corruzione della natura umana. Così Johann Gottlieb Fichte, in questo saggio del 1807, presenta la figura di Niccolò Machiavelli, analizzandone le qualità intellettuali e politiche, soffermandosi sul pregio letterario delle sue opere. Ma il filosofo tedesco non trascura nemmeno di porre in discussione i princìpi che animano la visione politica machavelliana, espressione di un'individualità che agisce in un preciso contesto storico-culturale e non come portatrice di idee astratte. Mentre valuta la vita, le opere e il lavoro politico di Machiavelli, Fichte elabora una sintesi complessiva delle sue idee politiche, oscillanti tra costruzione dell'idea di Europa e affermazione del primato dell'identità nazionale. Inizialmente stimolate da una riflessione sulla funzione epocale della Rivoluzione francese, queste idee giungeranno a piena maturazione nei Discorsi alla nazione tedesca, di cui Machiavelli scrittore può essere considerato come una vera preparazione.