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"Qualora mi si chiedesse di segnalare poli di rinnovabile energia semantica sull'asse di questo testo di Alfonso Cardamone, indicherei il mare e la notte. Il mare vi è, infatti, il luogo dell'incontro dell'essere e del divenire, specchio del moto concorde e mediterraneo del pensiero di Parmenide e di quello di Eraclito, officina del fare e disfare di cui si coglie il suono laborioso; nella sua ininterrotta mutevolezza che coincide con un consistere perennemente rime-morante, voce mai silente di richiamo all'origine, il mare riflette la condizione elettiva e la natura della poesia. La notte, di suo, vi sta così che attrae e sgomenta: è con Campana l'inganno delle varie immagini nel mostrarsi del caos, affatturati da un'avventura in cui si entra senza paracadute, ma è pure lo spazio della apparizione della cometa, la lampeggiante eco di un altrove, la traccia lunare di una civiltà antica e nuovissima redenta da logiche di dominio, la promessa sull'onda di sogni-aurighi di un viaggio che ristora, di una svolta possibile, sperata. Anche la notte, siffattamente, abbraccia un talento e il poter essere della poesia."