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Quel giugno del 1943, intorno alla metà del mese, verso le quattro di un imprecisato mattino, il piccolo Angelo, col suo papà e con un fratellino che aveva un paio d'anni più di lui, lasciava le rosse terre del contado di Vittoria - buone per lo più a produrre l'uvaggio per quel tipo di vino che, dal suo particolare colore, viene detto Cerasuolo - e partiva verso l'ignoto. I tre avevano come unico mezzo di locomozione - utile anche per il trasporto di qualche sacco di iuta e di qualche misero indumento - una bicicletta, che il papà, con Angelo appollaiato sulla canna e l'altro figlioletto a cavalcioni sul portabagagli, spingeva, pedalando con la forza della disperazione, per l'angosciosa tristezza di quei miseri anni di guerra; e con la forza che gli infondeva la speranza di procurare almeno il pane ai suoi figli e alla sua sposa. Andavano i tre, verso le terre ubertose del centro della Sicilia, verso le terre "nere" di un contado opulento di feracità e trionfante di turgide spighe di grano duro...