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"Era un politico illuminato, Costantino Belluscio. Un amministratore lungimirante. Forse troppo, per la Calabria del suo tempo. Non adùsa (salvo qualche eccezione) a scelte ed iniziative in grado di esprimere una visione ed una prospettiva moderne di sviluppo. Una regione sulla quale continuano a pesare posizioni di retroguardia, che scoraggiano chi ha voglia e capacità di fare e, sempre più spesso, costringono i migliori ad andar via. La Calabria che inquieta e mortifica le persone perbene. Certo la maggior parte di essa, ma a disagio di fronte al persistente prevalere di squilibri, paradossi sistemici e strutturali, inadeguatezze e incapacità diffuse: un guazzabuglio di interessi e trasversalismi che ha radici profonde nella società! La Calabria degli arbìtri istituzionali. Delle regole disattese. Simbolo di malaffare, corruzione, arretratezza. Terra di 'ndrangheta, secondo i più; tuttavia senza mai spingersi a capire seriamente (agendo di conseguenza), quali ragioni socio-economiche, irrisolte condizioni di povertà e bisogno, abbiano favorito, e tuttora avvantaggino, una delle più potenti organizzazioni criminali del mondo." (Dall'introduzione di Francesco Kostner)