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Di cultura e formazione europea, Stanley Hoffmann appare come un bridge-builder fra la tradizione teorica degli studi internazionali europei e il pluralismo operativo delle scuole postbelliche americane. In questo saggio si propone una lettura analitica del pensiero politico di Hoffmann su quello che può essere definito il dilemma della guerra fredda. La tensione esistenziale tra un istinto alla violenza nell'eliminazione degli ostacoli e l'aspirazione all'armonia di due potenze che desideravano al tempo stesso la pace e il primato nel mondo. Le conclusioni estreme, ma logiche, furono da un lato il Vietnam, che mise in discussone l'intera politica internazionale, perché in politica le rappresentazioni dettano il comportamento, e la realtà a volte ha minor peso delle convinzioni, dei miti e delle ossessioni; e dall'altro l'Unione Europea che si accingeva a riconquistare la sovranità territoriale di un'area devastata da due conflitti mondiali contesa dalle potenze vincitrici.