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Ambientata a Perlasca, una cittadina della Brianza che ha una luce particolare - luce di perla, non è alba, non è crepuscolo (non sai se consegna o strappa alla vita quello che tocca) - e costruita sull'agonia e la morte del personaggio principale, la Cottalorda, la damazza che lascia in eredità i suoi beni ai poveri della valle, e di chi è presente a quella agonia, il medico condotto della valle, il Dottor Vernazza, la Celesta, la serva della Cottalorda, che più di tutti riesce a comporre i legami tra la vita e la morte, tra la terra e il cielo, Maria e il Vecchio muto, la progenitura ai margini che resta nell'ombra ma in realtà muove la storia e un coro di popolo e di suore, a cui va l'animo partecipe dell'autore, Gita a Pradispiss presenta come un racconto in prosa e in versi in cui si ragiona su quanto accade nella mente umana quando muore una persona che conta profondamente nel nostro vivere, che "la morte apre un varco nella mente di chi resta, poi insensatamente lo richiude".