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La storia di Nino, della sua famiglia e dei suoi amici, è il pretesto per narrare la vita di un paese salentino e dei suoi abitanti dal secondo dopoguerra ai primi anni '60. In quel mondo, prevalentemente agricolo, tutto si faceva in casa: il pane, i dolci, il vino, la salsa, le marmellate, l'uva passa, e anche il sapone. Nella festa del Santo Patrono si mescolavano fede, tradizione e divertimento. Tutto il paese partecipava ai festeggiamenti religiosi e poi a quelli civili. Le luci colorate della "galleria" illuminavano la strada principale dove c'erano le bancarelle del tiro a segno, delle noccioline e dei dolciumi, fino alla cassa armonica, dove suonava la banda. A Carnevale si organizzava la "presa della papara" e la sera in molte case si ballava la quadriglia. Il maestro di ballo era anche il regista che agevolava la conoscenza tra signorine e giovanotti timidi, a scopo matrimoniale. Nino e i suoi amici giocavano prevalentemente per strada: alla lippa, al pallone, con le trottole di legno, a battimuro; o in giardino: agli indiani, ai cavalieri e ai toreri con i giochi che si costruivano da sé. Quando arrivò il cinema, Nino rimase rapito da quella grande magia...