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Il periodo interbellico è stato il momento della realizzazione della Grande Romania, in cui convivevano ortodossi, cattolici e greco-cattolici. Nel 1946 la Chiesa ortodossa, pur rimanendo fondamentalmente ostile al nuovo totalitarismo antireligioso, accettò la convivenza con il regime comunista, mentre i greco-cattolici opposero un netto rifiuto, subendo anni di carcere, torture ed eliminazioni. Fra i tanti perseguitati eccelle la figura del vescovo uniata Ioan Ploscaru. Nicolae Ceausescu intanto, divenuto dopo il 1960 il despota unico della Romania, dava l'avvio ad un paranoico programma di grandezza nazionalistica. Ma l'avventata trasformazione di villaggi e città in grandi agglomerati urbani e la conversione forzata di un paese agricolo in massicce strutture industriali causarono indebitamento, miseria e ribellione. La fucilazione pose fine alle mostruosità del dittatore.