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Dal "Dio di Roserio" a "Gli angeli dello sterminio", Giovanni Testori, cultore della lingua ma anche acrobata del dolore e della solitudine, ha saputo raccontare le periferie milanesi e testimoniare, almeno quanto il Pasolini delle borgate romane, lo sperdimento del nord di un'Italia che dopo la guerra entrava nella modernità, facendone pagare il prezzo a quelli che questa modernità costruivano.