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Quelle dei due protagonisti della Rivoluzione russa, Lenin e Trotsky, sono due sintesi potenti ed efficaci del pensiero di Marx, il loro condiviso punto di riferimento teorico e politico. Tornare a Marx è la consuetudine di pensatori e rivoluzionari in momenti cruciali della storia. Lenin scrive il suo saggio nel 1913 con la Prima guerra mondiale alle porte, mentre Trotsky lo redige nel 1939, in un esilio amaro, a pochi mesi dallo scoppio della Seconda. Sono due approcci a Marx scritti, entrambi, con uno scopo volutamente divulgativo, ma che mostrano le differenti personalità dei due rivoluzionari. Lenin si rivolge soprattutto ai militanti e alla base del partito bolscevico con l'intento di offrire un approccio fedele e rigoroso della dottrina di Marx (da lui stesso definita così). Quello di Trotsky, invece, è un saggio in inglese sui "principi più validi e attuali contenuti nel Capitale", destinato soprattutto al pubblico americano. È uno scritto che mira ad attualizzare il pensiero di Marx e a renderlo comprensibile alla gente del più potente sistema economico del mondo. Per Trotsky il marxismo non è una dottrina da applicare, ma uno strumento per agire nel mondo. Agire appunto. Con un saggio di Antonio Moscato e un intervento di Giulio Sapelli.