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"Penso che un giovane non si accontenti di sapere che le cose esistono, ma vuole sapere perché esistono. [...] La ricerca di senso è il lievito della gioventù. Allora c'è da chiedersi [...] come sia possibile che un'intera generazione sia stata abbandonata a se stessa, abbia trovato chiusa la porta del futuro. Una società che non si cura dei giovani è una società che non si cura della propria storia e del proprio avvenire, ripiegata nei suoi egoismi e nelle sue paure. Che cosa è importante dare ai giovani? Relazione, ascolto, opportunità. Quando gliele dai rispondono a meraviglia, e penso ad esempio a quelli - migliaia ormai - che trascorrono volontariamente parte delle vacanze nei terreni confiscati ai boss delle mafie, a dare una mano e a maturare una coscienza sociale. [...] Sono decenni che è in crisi il modello educativo autoritario, [...] e non è un male che lo sia. Si cresce insieme esercitando l'autorevolezza, che presuppone credibilità. I giovani non hanno bisogno di qualcuno che dica loro che cosa fare, ma che faccia insieme a loro e poi, al momento buono, si metta in disparte, per lasciare che imparino a camminare con le loro gambe, nella libertà e nella responsabilità".