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Guardare al rapporto tra dialetto e società prescindendo dalla dimensione culturale della lingua sarebbe come osservare frammenti di realtà in uno specchio rotto. Ce lo ricorda Franco Crevatin, nello stimolante e provocatorio saggio che fa da introduzione al volume. È l'inesauribile mondo delle variazioni a significare il bisogno dei parlanti di trovare forme linguistiche che si adeguino ai nuovi e differenziati bisogni del comunicare, e per capirlo non basta da sola la cassetta degli attrezzi del linguista. Sono strutturali le origini delle forme, ma è sociale il reticolo che le fa differenziarsi, avvicendarsi, soccombere, risorgere come nuove. È interessante l'analisi degli elementi extralinguistici che contribuiscono a mantener viva la dialettalità, a decretarne il collasso, o a darle nuovo vigore, come ben mostra, ad esempio, l'uso di forme del dialetto nella complessa stratificazione metropolitana, in ambito commerciale, pubblicitario, o nel web, o come si ha modo di scoprire addentrandosi nel mondo della scrittura. Completa l'opera un allegato che dà spazio alla presentazione di ricerche in corso.