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La Land Art si è sempre scontrata con il problema della comunicazione delle proprie istanze rivoluzionarie. Il destino degli effimeri interventi di Land art, realizzati per la maggior parte tra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta del XX secolo, è di essere conosciuti attraverso ciò che di essi rimane - la documentazione - ossia tramite la mediazione di fotografie, film e video. Mettendo in discussione l'etichetta di "documentazione", il volume ricostruisce i rapporti degli artisti della Land Art (Christo e Jeanne-Claude, Walter De Maria, Jan Dibbets, Hamish Fulton, Michael Heizer, Nancy Holt, Richard Long, Dennis Oppenheim e Robert Smithson) con i media, indagando l'importante ruolo giocato da questi ultimi nella costruzione dell'immagine pubblica di questa avvincente stagione dell'arte contemporanea.