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Al centro della psicologia dell'Occidente sta, da tempi antichissimi, l'idea che la personalità di un individuo sia l'effetto di un equilibrio raggiunto da istanze diverse, le quali formano una sorta di insieme modulare non armonizzato. In Omero i diversi elementi della complessione psico-fisica sono soggetti separati e destinati a sciogliere il loro legame al momento della morte. All'altro estremo, in Platone, la vita dell'anima si svolge nel bel mezzo di una guerra civile che oppone il corpo e il logos in una battaglia estenuante. Nemmeno in Aristotele vi è vera pace: ancora di nuovo la ragione deve opporsi agli appetiti e imporre una regola che solo dopo lungo allenamento potrà avere presa sulle cattive abitudini acquisite a causa della sfrenatezza dei desideri. Per tutti vale il medesimo problema: come arginare la dismisura nelle azioni che può derivare dalla sfrenatezza delle pulsioni? In questo libro vengono individuate due forme alternative di disciplina dell'anima, che in forma diversa sono state pensate in vista della necessità di comporre il dissidio delle facoltà e di consentire l'esercizio dell'opera "più elevata "dell'uomo.