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Sin dalla fase aurorale del movimento surrealista, il concetto di autorialità è caratterizzato dalla collaborazione a più mani, non solo nell'ambito della scrittura automatica ma anche e soprattutto in quelle pratiche artistiche collettive che tendono ad appropriarsi, in modo ludico e creativo, dei nuovi media tecnologici (fotografia, fotomontaggio, cinema). In tale contesto, fotografarsi e manipolare fotograficamente la propria immagine sembra diventare un'imprescindibile esigenza espressiva, una frenesia collettiva, una sorta di cemento che ricompatta il gruppo surrealista intorno ad impossibili sfide creative. I ritratti e gli autoritratti dei surrealisti appaiono avvolti da un'aura di mistero e sembrano sigillare segreti ed enigmi incomprensibili (L'enigma di una giornata è appunto il titolo di un dipinto dechirichiano che fa da sfondo a un ritratto di André Breton eseguito da Man Ray all'inizio degli anni Venti); tuttavia, se ricondotti all'orizzonte concettuale del movimento, possono improvvisamente diventare molto eloquenti...