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Pulitzer. È sufficiente il nome perché la mente vada al premio che, da un secolo, è il più ambito nel mondo dell'informazione e incarna l'idea di un giornalismo rigoroso e autorevole. Il premio Pulitzer nasce grazie al lascito di Joseph Pulitzer, uno dei più influenti editori e giornalisti di tutti i tempi, immigrato ungherese che, nel 1864, approdò negli Stati Uniti con pochi soldi e molta intraprendenza. Uomo di straordinario talento, Pulitzer occupò la scena pubblica americana per anni, ingaggiando battaglie e polemiche dalle colonne del suo giornale, il «World». Il suo modo di intendere il giornalismo era rivoluzionario, così come la sua costante ricerca dei migliori cronisti che sottraeva ai giornali concorrenti. Anni di lavoro indefesso lasciarono su di lui i segni della fatica e Pulitzer, ancora giovane, perse la vista e venne colpito da una grave malattia nervosa. Nei suoi ultimi mesi di vita, passati lontano dal mondo, ma sempre con l'assoluto controllo del giornale, fa la sua comparsa l'autore di questo libro, Alleyne Ireland, viaggiatore e «uomo di mondo» inglese, il quale entra a far parte della schiera dei segretari di Pulitzer. Sono mesi in cui Ireland scopre il genio di quest'uomo, ne subisce il fascino e le vessazioni, avendone in cambio jun immenso appagamento intellettuale. Nel 1914 Ireland scrisse questo libro che mette insieme ammirazione per il suo datore di lavoro e sorpresa di fronte alla grandezza; un ritratto potente e raffinato di un uomo che ha segnato la storia.