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Leggere questo libro significa indossare di nuovo, magicamente, i panni di un ragazzino degli anni Settanta. Uno di quelli (tutti, più o meno) che da un giorno all'altro si sono trovati di fronte a una sconosciuta tecnologia aliena fatta di schermi luminosi, manopole e fessure avide di monetine. Catapultati in una dimensione alternativa ricolma di enigmi, mostri di fine livello, genitori apprensivi e vite extra, sarete protagonisti di un'avventura lunga oltre tre decenni. Questo libro non è un romanzo e non è un semplice saggio, ma un diario atipico, minuzioso e a suo modo profondamente intimo che mescola impressioni, spunti di riflessione, ricordi personali e molta ironia per parlare di uno dei più grandi fenomeni intergenerazionali dell'era moderna: il videogame.