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Negli anni Settanta si giocava a pallone ovunque, per strada, sotto alle gallerie dei garage condominiali, in parrocchia, persino nel salotto di casa. Perché il calcio era di tutti e accomunava tutti, o quasi. Alberto Pallotta è uno di quei ragazzini che, allora, non poteva fare a meno di tirare calci a un pallone che, spesso, era proprio un Super Santos. Quella che ci propone in queste pagine è un'esilarante galleria di personaggi ed eventi - privati e pubblici -, che ci fa viaggiare a ritroso, come in una macchina del tempo, per ricordare un'epoca ormai scomparsa, ma che resta sempre una parte imprescindibile della nostra cultura popolare. E a chi storce il naso davanti al calcio, bisogna ricordare che Camus, Premio Nobel per la letteratura, sosteneva che i maggiori insegnamenti della vita li aveva appresi proprio su un campo di calcio e Pier Paolo Pasolini era un accanito tifoso del Bologna, e tanti altri uomini di cultura lo hanno seguito e lo seguono ancora, andando a scovare quella componente romantica che il calcio, in fondo, possiede.