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Roma, certo. Ma anche, e forse soprattutto, Pescara, Arezzo, Avellino, Ancona, Bari, Bergamo, Reggio Emilia, Cagliari, Genova, Perugia, Terni. Sono queste, in rigoroso ordine di apparizione, le dodici città in cui il Cobra ha lasciato il segno. Sandro Tovalieri, centravanti di strada, era uno dei talenti, insieme a Righetti e Giannini, della giovane Roma che nel 1983, mentre la prima squadra di Pruzzo, Conti e Falcao vinceva lo scudetto, si aggiudicava il torneo di Viareggio. Ma il suo destino non era quello di affermarsi nella capitale, dove pure tornò tre anni dopo per subentrare nientemeno che a Bomber Pruzzo, bensì di viaggiare in lungo e in largo per tutto il Paese, conquistando alcune delle piazze più difficili del calcio italiano e infiammando le tifoserie più calde. A lui sono dedicate canzoni rap, pizze speciali e birre artigianali. D'altra parte, 143 gol fra i professionisti non sono numeri da tutti. Ma non è certo solo per questo che il Cobra è ancora un mito per tanti tifosi. È innanzitutto per la sua umanità schietta e vera, quella che, con il suo aspetto un po' guascone, Tovalieri comunica subito, a chiunque lo incontri, e che è forse il dono più bello anche di questo libro, in cui Sandro ci racconta il romanzo di una vita piena di episodi indimenticabili e di gioie esplosive, di affetti profondi e di dolori lancinanti, di battaglie sportive e personali vinte e perse, ma sempre giocate col cuore, fino all'ultimo minuto di recupero.