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P come "poesia". P come "passione". Questi gli ingredienti essenziali nell'impasto dei quaranta componimenti, dove tra le rime soffici la natura è il tempio sacro che si erge protagonista assoluto. Una potenza che si trasforma a poco a poco e che, da elemento ora floreale, ora paesaggistico, ora atmosferico, diviene metafora vibrante della vita stessa. Ogni elemento si unisce all'altro senza confondersi, viene scandito e avvolto, per poi essere estrinsecato da un vortice, al fine di trasmettere ogni sfumatura del sentire umano. Un inno alla forza, alla volontà di riscoprirsi, di abbandonare la cupa fissità dell'apatia e riprendere, finalmente, a nutrirsi della gioia che scaturisce da quel complicato atto che è la vita. Con uno stile delicato e un'illuminata semplicità, Annalisa Beltramme aiuta a risollevarci dal torpore della negazione e dell'impossibilità di agire.