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Questo libro nasce dall'esigenza di non disperdere e di far conoscere un patrimonio di poesie in dialetto francavillese, di cui, nei primi decenni del Novecento, fu autore, fine e pensoso, il professore Vitaliano Bilotta al tempo della sua attività di docente di lettere e di preside nel Ginnasio Comunale, poi Regio Ginnasio, di Francavilla Fontana. Una lingua, e specialmente una lingua dialettale, vive finché è parlata, ma sopravvive, quando non è più parlata, solo se è scritta. Il problema non si pone per la lingua nazionale che, quando morrà e se morrà, lascerà dietro di sé migliaia se non milioni di opere. Ma si pone per il dialetto che in vita subisce la concorrenza della lingua nazionale e in morte non lascia dietro di sé gran numero di opere, anche se la lingua dialettale - scrive il nostro autore - "non meno perfettamente di altre più nobili, si presta, per efficacia, colorito, leggiadria, movenze ed immagini, a rivestire i vari generi letterari, come, per esempio, lo scherzoso... e il morale... o il patetico".