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Come una narratrice del XIX secolo, quando la fotografia era solo al debutto, Soumaya Samadi propone contemporaneamente un saggio teorico e un saggio espressivo sui giardini di Marrakech. L'autrice, una delle prime paesaggiste del suo Paese, è un'erudita e nello stesso tempo artista di talento raro, che dispiega in questo libro tutta la sua passione come fosse un libro autobiografico. Il contributo più convincente e attrattivo di questo lavoro è il sentimento religioso, il senso della relazione poetica tra l'uomo, la natura e la città e la capacità dell'autrice di rappresentarlo attraverso uno strumento semplice come il disegno a mano libera.